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giovedì 11 febbraio 2016

I clown sul Family Day: "Noi in macchina stiamo meno stretti"



Il 30 gennaio di quest’anno, con dieci minuti di anticipo rispetto all’orario prestabilito (ci tiene a precisare il Corriere), si è tenuto il Family Day presso il Circo Massimo a Roma. Sono ben conscio del fatto che sto scrivendo questo articolo con 12 giorni di ritardo, ma non preoccupatevi: di ritardo ne hanno molto di più coloro che hanno preso parte all’evento.

L’evento, reso possibile grazie all’adesione non solo di movimenti di estrema destra (come Casapound e varie diocesi) ma anche di numerose famiglie nucleari, si è svolto per difendere l’onore della famiglia tradizionale, composta da una madre, un padre, svariati figli di coppie diverse, l’ex della madre, la escort del padre, l’amante segreto di uno dei due, l’amante non tanto segreto dell’altro… e il cane, rigorosamente chihuahua, il male minore di tutto il gruppo.

Non vi fa tenerezza? A me no. ♥
La manifestazione ha raggiunto una grande popolarità, che ha portato alla presenza di circa 2,5 milioni di persone nel Circo Massimo, a detta degli organizzatori. Ciò ha insospettito i membri dell’AICA (Associazione Italiana Clown nelle Automobiline), i quali hanno condotto un’indagine approfondita sulla situazione: è risultato che la densità del circo equivarrebbe, secondo tali dati, a circa 40 persone per m2 (2,5 milioni di persone su 73’278 m2 di spazio).

Tutti quei buffoni hanno accolto la notizia con grande gioia. I clown veri, invece, non l’hanno presa bene.

"Com’è possibile che in un metro quadro possano esserci quaranta persone quando nelle nostre macchine entrano al massimo dieci clown?" – ha dichiarato il capo dell’associazione – "Vogliono farci concorrenza! Prima tutte quelle cazzate sulla teoria gender e sull’omosessualità come malattia e adesso questo? E’ un affronto!"

Ma tranquilli, cari clown! I pagliacci che hanno manifestato al Family Day non vi rimpiazzeranno mai, perché, per quanto possono far voler ridere, non fanno ridere… fanno solo piangere.

Un po’ come i film di Boldi.

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